La comunicazione di domani

3 Mag 2020 | comunicazione e marketing

Per tanti le cose da domani cambiano. Per me non molto, ma percepisco comunque questa sensazione da primo giorno di scuola nell’aria. Io non so quanto e cosa cambierà davvero ma ci sono alcuni concetti che vorrei diventassero davvero un’abitudine nella comunicazione già da domani. Potevano esserci già prima, ma ora è urgente.
Sono gentilezza, empatia digitale, volontà di mettersi ancora di più nei panni degli altri (che sono i nostri clienti, iscritti, lettori, follower, collaboratori, fornitori), umanità.

Ieri, quando l’ho intervistata per TEDxVicenza, Maura Gancitano mi ha detto una cosa che trovo importantissima: “dobbiamo prenderci cura delle persone, e non possiamo esimerci dal farlo. Una parte sarà compito delle istituzioni, ma l’altra dovrà prendersela carico chi fa impresa ad esempio. Perché la salute – non solo fisica – dei collaboratori e dei dipendenti è fondamentale, e in questo momento farà la differenza. Chi in questi mesi non ha nemmeno chiesto come state all’inizio di una call avrà dei problemi in futuro.”

Voglio sentire titolari interessarsi davvero di come stanno i propri dipendenti e non solo se gli obiettivi sono raggiunti o meno; voglio sentire responsabili che capiscono che non siamo tutti sulla stessa barca, ma nella stessa tempesta; voglio vedere responsabili delle risorse umane che valutano i momenti di stress e sono pronti a dare supporto; mi piace pensare a colleghi solidali e uniti, non pronti a farsi le scarpe l’un l’altro.

Voglio leggere newsletter che capiscono che le persone a cui scrivono non sono le stesse di prima. Ho letto ad esempio nelle scorse settimane alcune campagne in cui l’azienda avvisava gli iscritti del futuro invio di promozioni per la festa della mamma, dando la possibilità di scegliere di non riceverle. Ci sono persone a cui potrebbero provocare un dolore evitabile. Certo, si ha paura a chiedere a volte, ma è un dato che registrerai per il futuro, e dimostra accortezza.

Sogno procedure più semplici, più umane, meno burocratiche, che aiutino e non mettano in difficoltà le persone.

Istituzioni che sanno chiedere scusa, come sottolinea in questo articolo Annamaria Anelli.

Voglio sentire persone che non contattano call center o chat di assistenza senza nemmeno salutare, che ringraziano, che abbassano i toni, che sanno che dall’altra parte c’è una persona che sta lavorando.

Mi piacerebbe che, quando auguro buon lavoro o ringrazio chi mi ha appena consegnato la frutta o la spesa, non ci fosse stupore.

Mi aspetto email in cui il “per qualsiasi cosa sono qua” soppianti definitivamente il “resto a disposizione”. Che non si chiudano solo con cordiali saluti, ma con grazie. Pensato, sincero, non messo lì in automatico. Io lo digito sempre, ogni singola volta.

Perché questi concetti non servono solo alla comunicazione, ma nella vita in generale. Iniziamo noi per primi, e proviamo a cambiare il resto.

Ho scritto questa riflessione nella mia newsletter Spring Vibes. Se vuoi riceverla anche tu puoi iscriverti qui.