Un’estate senza anguria

8 Set 2017 | cose che imparo, fatti miei

“Com’è feroce settembre” canta Le Luci della Centrale Elettrica, e per me è davvero così. Vi vedo lì, tutti pronti ai blocchi di partenza, preparatissimi a ricominciare. Io invece, mi sento molto più simile al signore qui a sinistra.

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Non ricordo di essere mai stata così stanca prima. Poi ci penso e mi ricordo di aver pensato la stessa cosa le altre volte che sono stata così tanto stanca. Non so fino a che punto posso arrivare con questo continuo spostare l’asticella verso un pretendere ancora di più dalla mia testa, questo spegnere il mio bisogno di fare anche altro, anche niente, questa lotta con la mia pigrizia.

Sì, perché  io, proprio io, sarei una persona pigra. Ma ormai non mi crede più nemmeno mia mamma, che mi ha sentita nascere in estremo ritardo, che mi ha guardata girare per casa stando seduta nel pavimento, e via a spingersi di braccia, che fino ai 17 mesi signori qui non si camminava.

Un’estate che è sparita in un soffio, portata via da un temporale più forte di quelli che non sono mai arrivati prima, in cui ho mangiato pochissima anguria, visto due volte il mare, e in cui stranamente ho letto più del solito, nonostante tutto.

Ad esempio ho letto un libro sul poeta Rumi e il suo fidato amico Shams, che alla fine è anche una storia d’amore, di spiritualità, e un inno alle scelte non pigre. Mi sono alleggerita le serate con una scrittura facile e una ghostwriter torinese e dark. E poi ho letto “l’anno della lepre” di Arto Paasilinna: ho iniziato il libro di un autore finlandese poco prima di prendere un aereo che mi portava ad Helsinki, l’ho continuato leggendo con il sole di mezzanotte, ho aspettato gli orsi mentre il protagonista era alle prese con un orso, ed ero a Kumo quando lui era lì, ho visto le stesse foreste. Una delle cose più belle che io abbia mai fatto, e uno dei posti più belli che io abbia mai visto. Una terra di piccole cose, e di gente tranquilla. Mentre qui i nostri di boschi bruciavano, io bevevo un té fatto con un fungo di betulla e loro mi chiedevano se davvero erano le persone ad appiccare apposta gli incendi. E una ragazza mi raccontava, con gli occhi lucidi, che lei aveva un orso preferito e andava sempre a guardarlo, ma ora che non c’è più non ce la fa ad andare ad aspettare gli orsi. Anche se ogni tanto sono gli orsi che vanno a trovarli passando per il loro giardino.

Mentre mi rassegnavo all’arrivo di settembre mi sono intestardita con il voler prendere qualche buona abitudine: come abituarmi a bere (sì, non bere di più perché se non bevi niente il di più non ha molto significato), ricominciare pilates, magari yoga e imparare un metodo per lavorare meglio. Per il primo mi sono scaricata un tamagotchi che pungola il mio pollice verde: se non bevo, la mia piantina muore. I primi giorni ho bevuto 2 litri, ora sono stabile sul litro e mezzo, ma i weekend sono disastrosi. Pilates lo faccio in pausa pranzo, ho fatto la prima lezione dopo mesi e la sera guidare mi faceva male. Guidare, non ti dico ridere. Per lavorare meglio, grazie ad un codice sconto del Freelance Camp mi sono definitivamente convinta a regalarmi Super Good Work. Una manna dal cielo.

Ah, il Freelance Camp. Mancano 16 giorni e ho un’ansia che nemmeno il primo giorno delle superiori.  Perché, stavolta, non starò solo ad ascoltare gli altri ma devo anche fare uno speech, sulla capacità di delega. Sì, io, quella pigra. La stessa che sarà mentor in questo progetto bellissimo qui.

Però adesso 11 giorni li passerò in Puglia, che ho bisogno di mollare tutto per un po’ e provare a dimenticarmi l’ansia. Non ho prenotato niente, non so dove dormirò, ma come mi hanno ricordato in tanti in questi giorni: “l’importante è che segui il vento”.

Non avevo programmato nulla di tutte le cose che ho fatto quest’estate e che farò a settembre. Non ho fatto liste di libri che volevo leggere, non ho deciso per tempo i viaggi, mi sono candidata al camp pensando che non mi avrebbero mai preso. Sono arrivate. Sono successe. E da qualche parte porteranno.

E anche se ieri sera la mia macchina mi ha lasciata a piedi e con i tergicristalli bloccati sotto il diluvio, alla fine sarà un settembre bellissimo.