La mia storia con internet

27 Mar 2018 | fatti miei

Sono di quella generazione che faceva le ricerche per la scuola in Biblioteca, e i genitori le avevano comprato l’enciclopedia. Ne abbiamo una uguale tutti in casa, con le copertine in simil pelle marrone e verde. Sono anche di quella generazione che andava ad ascoltare anche i cd in biblioteca. Ho passato pomeriggi interi  sprofondata nelle poltrone, con i Prozac+ nelle cuffie, sognando di avere i capelli blu come Paola Maugeri. Di essere Paola Maugeri.

Ma sono stata anche la prima alle medie ad avere un cellulare, grande come l’intera tasca del mio zaino Seven, e non sapevo cosa farmene perché non c’era nessuno a cui poter scrivere. Mia mamma vedeva la possibilità di estendere il suo controllo grazie a quell’aggeggio, mentre mio papà è l’early adopter più entusiasta che conosca. E infatti ho avuto un modem quasi subito, e anche l’adsl.

Ma #lamiastoriaconinternet sembra più offline che online.

Alle superiori, quando i modem facevano quel suono che era un misto tra un fax e una stampante ad aghi ed era tutto nuovo, io continuavo ad ascoltare la radio. Ho sempre studiato con la radio accesa: mi ricordo un programma dove tutti avevano un nickname, praticamente un forum ma nell’etere, e si mandavano dei messaggi che la speaker poi leggeva in diretta.

Con internet ho fatto quello che abbiamo fatto tutti: ho chattato, ho giocato, ho incontrato persone dal vivo dopo averle conosciute online, ho studiato, letto, imparato, organizzato viaggi e vacanze, fatto shopping. Ma ho anche intervistato persone famose perché le stimavo e le ho raggiunte grazie a un semplicissimo tweet, ho stretto la mano ai miei miti, ho lavorato con chi fino al giorno prima era uno dei miei guru da cui imparare. Non ne ho una sola, di storia legata a internet.

Ma quella che è più di tutte la mia, che più mi ha cambiata, è una storia di radio. Perché quando ho finito le superiori e odiavo tutti, io volevo solo fare radio. Volevo essere come quella speaker che ascoltavo ogni pomeriggio. Ma a me studiare piaceva e quindi mi sono iscritta all’università.  E fatalità, questa università aveva una radio. O meglio, aveva uno spazio di 45 minuti al giorno in FM. Un sogno. Quando andavamo in onda ci ascoltavano anche “gli ascoltatori tipo” di quella frequenza: anziani. E la signora Mariuccia un giorno ci ha TELEFONATO in diretta per dirci che a lei, la musica elettronica piaceva.

E poi con internet la radio ce la siamo creata. In onda 24/7. Mi sentivo come se fossi negli anni che avrei sempre voluto vivere, quelli delle radio libere, ma meglio. Grazie a quella radio su internet ho fatto centinaia di interviste, ho sentito che effetto fa avere la tua voce in cuffia e sentirla fuori, nelle mense, nei computer degli altri. Ho girato l’Italia, ho conosciuto altri che avevano creato una radio con internet nella loro università, ho stretto la mano ai musicisti  super indie che amavo, sono andata in diretta a Radio Deejay, sono finita in tv con Nikki di Tropical Pizza, ho intervistato pure Cesare Cremonini.  Abbiamo fatto dirette da locali, appartamenti universitari, festival, da casa, da ovunque. Tutto grazie a internet.

Anche il lavoro che faccio oggi esiste solo grazie a internet, e alcuni degli amici migliori che ho posso sentirli tutti i giorni grazie a lei.

La mia storia con internet sembra più offline che online, ma è la dimostrazione che le nostre storie con internet sono la nostra vita. È cresciuta con noi, è cambiata, ha preso varie forme: ci ha portati a prendere decisioni, ci ha reso le persone che siamo.

#lamiastoriaconinternet sono io, quella che sono oggi.

Grazie a Gioia, Enrico, Antonio, Luca, Marco, Andrea, Pietro, Elisa e Elisa, Tommi, Alvise, Grazia, Marta, Silvia, Barbara e a tutti i ragazzi delle radio universitarie di quegli anni. I più belli della mia vita. Grazie a tutti coloro che sono stati e sono Radiobue.